Aspettiamo senza avere paura, domani

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Il silenzio che da settimane avvolge la città ricorda la nebbia d’inverno, non l’inverno di adesso, ma l’inverno duro degli anni ottanta in cui la nebbia era densa, palpabile, totale. Ti costruiva attorno un muro precipitandoti improvvisamente in un mondo piccolissimo, dall’orizzonte ravvicinato, un mondo di cui eri l’unico abitante infreddolito sino al midollo, disorientato, stupefatto. E la domanda che ci facciamo è: che cosa avrebbe fatto, detto, pensato Lucio immerso in questo silenzio? Difficile dirlo con sicurezza tanto era imprevedibile, ma una cosa è certa: avrebbe accolto anche questa come un’esperienza di vita, “vita un po’ umida di pianto, con i giorni messi male”, un’esperienza dura, certo, che nessuno avrebbe immaginato di dover fare, ma comunque un’esperienza di vita che Lucio sarebbe riuscito a trasformare in qualcosa di positivo, o almeno ci avrebbe provato. Probabilmente avrebbe trascorso ore al telefono e così la sua casa sarebbe stata invasa dagli amici, come sempre in fin dei conti, pazienza se virtualmente. Forse si sarebbe messo al piano e avrebbe accarezzato via D’Azeglio sopita con la promessa che dopo tutto questo “sarà tre volte Natale”. Sicuramente Lucio avrebbe pregato.

 

Avrebbe trascorso notti intere a guardare vecchi film, avrebbe divorato libri, avrebbe riflettuto e immaginato e inventato, comunque grato, nonostante tutto, perché al silenzio si accompagna uno scorrere del tempo più lento, meno incalzante e se ci concentriamo sul presente invece di farci sopraffare dall’ansia dell’attesa, possiamo sentirci più liberi, a volte addirittura ritrovarci. In tempo di “città sospesa” i suoi punti di osservazione della vita sarebbero certamente cambiati, le lunghe passeggiate per il centro di Bologna avrebbero lasciato il posto a due passi fin dal giornalaio, magari con Brilla e Billy, e forse a qualche breve, quanto inedita per lui, incursione al mercato, ma certo il suo interesse per le persone, per la commovente umanità del gesto quotidiano, sarebbe rimasto più che mai forte. Lucio avrebbe continuato ad essere spettatore attento e partecipe della vita che “vista dall’alto sembra un treno che non finisce mai, neppure se è coperta dalla neve o sparisce sotto terra e non si vede si ferma un attimo” e ne avrebbe scritto ancora una volta, facendo germogliare dal silenzio, dalle distanze, dalla paura, dal dolore, dall’incertezza di questo momento canzoni in grado di infondere speranza e farci pensare al futuro con coraggio ed entusiasmo.

Questo era lo spirito di Lucio, questo è quanto ci ha lasciato. Dunque, con la speranza di poterci ritrovare “da Lucio” molto presto, “aspettiamo senza avere paura, domani”.

In conformità alle disposizioni relative all’attuale situazione sanitaria, le visite alla Casa di Lucio Dalla, così come la Rassegna di iniziative “Si muove la città”, al momento sono sospese.

Per informazioni www.fondazioneluciodalla.it e www.bolognawelcome.com.

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